Atelier saint André Aspetti vari sull'estetica dell'icona
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Origine e tradizione

La parola "icona" deriva dal greco "eikôn" che significa "immagine", "ritratto". La Natività di Christo segna la nascita dell'icona. Il Verbo si è fatto carne, l'Invisibile è reso visibile, Dio ha assunto un viso. Un Viso unico che si rifleta attraverso quello della Madre di Dio e dei santi impregnati dalla stessa luce increata.


Smolenskaïa Prima di essere il frutto dell'intuito oppùre l'espressione di un' impressione o di un' astrazione, l'icona è il frutto di una tradizione : è un'opera d'arte meditata a lungo, elaborata con pazienza da generazioni di pittori. L'iconografo è l'esecutore di un opera che lo supera. Nè i suoi stati d'animo, nè la sua sensualità devono trasparire e dunque nemmeno la sua firma.
Madre di Dio di Smolensk, Atelier Saint-André

La bellezza dell'icona

La bellezza dell'icona viene innanzi tutto dalla verità spirituale e dunque dall'esattezza del simbolismo e dall' utilità per la contemplazione e il culto dei fedeli. L'icona rappresenta personaggi stilizzati e ideali, impregnati di realismo e di rispetto delle forme, senza tuttavia deviare verso il naturalismo. Se il personaggio raffigurato è, certo, sempre verisimile, il corpo pinto non ha nulla di carnale perchè la carne lascia il posto ad un corpo trasfigurato : l'uomo terrestre si trasforma in un uomo celeste. Pantocrator
Pantocrator, Grecia 1394

Una spiritualizzazione del mondo

Mountains Questa particolarità dell'iconografia bizantina di trasfigurare e di spiritualizzare il mondo, si manifesta anche nella rappresentazione della natura. Le montagne, leggere ed ariose, invitano all'elevazione spirituale. La vegetazione ha ritrovato la bellezza del giardino dell'Eden.


Le architetture e gli oggetti si sottraggono alla materialità del mondo. Scombussolano le concezioni logiche e sfidano le leggi dell'equilibrio, come dimostra l'esempio del baldacchino nell'illustrazione a lato. Le proporzioni sono completamente ignorate, le porte e le finestre sono sovente disposte in modo alquanto strano e con dimensioni irreali.


Architecture

Il viso, centro dell'icona

Nell'icona è il viso il centro della rappresentazione : esso è il luogo della presenza dello Spirito di Dio.


Polycarp Lo sguardo riflette l'anima che ci interpella. Gli occhi, illuminati dalla visione di Dio, comunicano il messaggio celeste che è accettazione, misericordia, verità e contemplazione. Al di sopra degli archi che rafforzano l'espressione dello sguardo, si sopraeleva la fronte, sede della sapienza e dell'intelligenza, spesso molto alta, bombata e sferica, la quale esprime la forza dello spirito e della scienza degli uomini di Dio. Il naso fine ed allungato è segno di nobilità. Le nasici sottili e discrete esprimono la padronanza e il dominio delle passioni. Nè troppo bombate nè troppi scavate, le gote irradiano di luce interiore. Solo quelle degli asceti mostrano rughe profonde, segno della pratica del digiuno e delle veglie di prighiera. Le labbra sono molto fine (prive di ogni sensualità), geometriche e sempre chuise nel silenzio della contemplazione. Le orecchie sono tese all'ascolto della parola divina. La barba, folta e abbondante, rivela la forza e la serenità del santo.
San Polycarpo di Smirna, Atelier Saint-André


Le proporzioni del viso

Lo studio del modulo bizantino del viso ci permette l'accesso al mondo ideale e quasi astratto dell'estetica dell'icona. Le forme sono ristrutturate in modo tale che riflettano non solo l'apparenza materiale degli esseri, ma soprattutto la loro essenza : si prende dalla realtà la forma umana e la si sottopone ad un sistema geometrico, ritmico e cromatico particolare, più atto a suggerire l'interiorità e l'essenza spirituale e divina. Fino all'inizio del seicento, questi semplici criteri determinavano i visi nella maggior parte delle icone. Poi questo schema verrà abbandonato e s'imporrà l'influsso naturalistico dell'Occidente. I visi diventeranno pesanti e appiattiti, perderanno quell'armonia e quello splendore che avevano le icone antiche.


Per le proporzioni del viso, l'iconografo bizantino utilizza il modulo che corrisponde sempre alla lunghezza del naso. Così la testa è iscritta in due cerchi, l'aureola è spesso determinata da un terzo cerchio. Il primo che ha per raggio la lunghezza del naso, determina lo spazio per gli occhi e la fronte. Il secondo, con un raggio pari a due moduli, indica il volume della testa. Il centro dei cerchi è situato alla radice del naso, fra i due occhi. Le pupille sono poste a metà del modulo dal centro del cerchio, ciò costruisce un triangolo che procura al viso la sua nobilità e la sua finezza. Questo schema guida l'artista, senza esser la drastica condizione del disegno, come possiamo osservare quì dal movimiento dei capelli. Ma si rivela come un fondo misterioso dell'opera, come uno dei suoi segreti della sua armonia. Pantocrator
Pantocrator, Atelier Saint-André




Il viso di tre quarti

Arch. Michael L'arte dell'icona, rispettando lo spazio a due dimensioni del supporto e rifiutando quindi l'illusione del rilievo e della profondità, tratta il viso di tre quarti come visto di fronte. In questo modo il volto sembra allungato sull'icona e la presenza spirituale del personaggio che irradia verso lo spettatore, diventa più intensa.

Le figure di profilo sono assai rare nelle icone e disegnate maldrestamente. Il motivo è da ricercare nel fatto che il profilo significa che il personaggio è meno importante e talvolta perfino cattivo.
Archangelo Michele, Atelier Saint-André.

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Ultimo aggiornamento : Fri, Feb 13, 2009, P. Grall © ASA 2000 - 2009 Tutti i diritti riservati.